"Samurai" - Luglio 2005

Scienza e tradizione

Il successo ottenuto dalla terza edizione del Simposio internazionale di karate tradizionale, arti del budo e sport di combattimento conferma la convinzione degli organizzatori: tradizione e scienza possono rappresentare una coppia vincente

Calcare vie mai percorse non è sempre cosa facile, solo la perseveranza e la tenacia possono essere ancora più complicate. L'entusiasmo per la novità, lo spirito d'intraprendenza e la voglia di mettersi in gioco sono certamente motori indispensabili nella promozione e nell'organizzazione di qualsiasi evento. Altra cosa però è ripetersi migliorando, lungi dall' essere obsoleti o tediosi. L'ente morale Istituto Shotokan Italia (Isi) è riuscito in questa impresa, di certo non facile.

L'I.S.I. ha raccolto la sfida e ha reso questo incontro una tradizione irrinunciabile. A maggio 2005 si è verificata l'attesa replica: per un intero weekend il dipartimento di Morfologia umana dell'Università degli Studi di Milano ha accolto un pubblico superiore a ogni più rosea previsione. L'anfiteatro anatomico ha ospitato quasi trecento partecipanti, provenienti da ogni parte d'Italia e dall'estero per frequentare un congresso che il Ministero della Salute ha riconosciuto come valido per l'assegnazione di dieci crediti formativi per l'Educazione continua in medicina (Ecm) dei medici chirurghi.

La dirigenza dell'ente morale Istituto Shotokan Italia, promotore del congresso, era al completo, con il suo presidente, Gabriele Achilli, il vicepresidente, Giuseppe Perlati, e il direttore della commissione tecnica, Bernardo Contarelli. Il Simposio, patrocinato dalla Regione Lombardia, dalla Provincia e dal Comune di Milano e dal dipartimento di Morfologia umana dell'Università degli Studi di Milano, è stato organizzato con il sostegno della Federazione italiana karate tradizionale (FIKTA) e dell'Unione sportiva Acli che, ancora una volta, si sono avvaIse della preziosa collaborazione e consulenza scientifica del LAFAL (Laboratorio di anatomia funzionale dell'apparato locomotore) dell'Università degli Studi di Milano.

Il programma è stato intenso: si sono avvicendate tre sessioni di studio, ognuna delle quali ha focalizzato, secondo diverse prospettive, problematiche specifiche delle arti marziali e degli sport di combattimento. La sessione d'apertura ("Apprendimento e pratica delle arti marziali: dalla pedagogia alla medicina sportiva") presieduta dal direttore del dipartimento di Morfologia umana il professor Virgilio F. Ferrario e dal maestro Bernardo Contarelli, ha avuto come primo relatore Michel Calmet. Maestro di judo 5° dan e dottore di ricerca in Scienze dell'educazione, il professor Calmet svolge la propria attività di docenza presso la facoltà di Scienze dello sport dell'Università di Montpellier, dove si occupa principalmente di pedagogia e didattica e di applicazione dell'informatica nello sport. La sua relazione, oltre a fornire un quadro efficace sullo stato attuale della ricerca scientifica nel campo delle arti marziali, ha delineato nuovi auspicabili orizzonti, seguendo le linee guida indicate dall'Unesco e dalla Comunità Europea per quanto concerne gli obiettivi dell'educazione, dell'uguaglianza sociale e delle pari opportunità fra i sessi.

Ivana Padoan, ricercatrice presso il dipartimento di Filosofia e Teoria delle scienze dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ha proseguito i lavori con un'interessante relazione sul combattimento inteso come cura del corpo e dello spirito, come risposta ai bisogni delle persone maggiormente in difficoltà.

Il professor Antonio Groppetti, farmacologo di fama internazionale, direttore del dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica e della Scuola di specializzazione in medicina dello sport dell'Università degli Studi di Milano, ha descritto i rischi nei quali incorre l'atleta nell'assunzione di farmaci per il miglioramento della prestazione agonistica. Dalla relazione si è potuto evincere che, attualmente, si sta affermando l'opinione che nessun farmaco sia privo di effetti tossici. L'imprevedibilità delle risposte, gli effetti a lungo termine potenzialmente irreversibili, oltre all'incompleta conoscenza delle sostanze utilizzate e degli effetti nocivi che ne derivano costituiscono ulteriori fattori di rischio per l'atleta che dovrebbe essere scoraggiato nell'uso di sostanze dopanti anche per motivi etici, legali, sportivi.

Pierluigi Lisco, medico della squadra nazionale della Fikta e presidente della Commissione medica federale, ha esposto i motivi per i quali è necessaria l'integrazione idrosalina nel karateka di alto livello. Infatti, la dispersione di liquidi a seguito dei meccanismi di termoregolazione (sudorazione) può ridurre drasticamente la prestazione atletica, la lucidità mentale, e il benessere generale del soggetto.

Bruno Marelli, professore a contratto presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano e primario della struttura complessa di Ortotraumatologia dell'istituto "Gaetano Pini", ha esposto i possibili traumatismi a carico dell'anca. Dopo una breve descrizione dell'anatomia di questa articolazione, particolarmente sollecitata nella pratica delle arti marziali, ha definito i trattamenti più consoni in relazione allo stato di maturità dello scheletro del soggetto interessato.

Ettore De Giacomo, medico del Centro Who per le medicine tradizionali di Milano, e Giovanni Corsetti, ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche e Biotecnologie dell'Università di Brescia, hanno concluso la prima sessione con due interessanti relazioni rispettivamente sui benefici della pratica della ginnastica medica cinese qigong nel soggetto anziano e sul ruolo educativo del kendo nel raggiungimento dell' equilibrio psicofisico. Il dottor Corsetti, 3° dan di kendo è responsabile di un corso elettivo in questa disciplina, primo esempio negli atenei italiani, presso il corso di laurea in Scienze motorie dell'Università di Brescia. La seconda sessione, dedicata agli aspetti metodologici e comportamentali nelle arti marziali, è stata presieduta dal professor Marco Vitale, presidente del corso di laurea in Scienze motorie dell'Università degli Studi di Parma, e dal dottor Lisco. Particolarmente interessante si è dimostrato l'intervento del professor Roberto Toni, dell'Università degli Studi di Parma e della Tufts University School of Medicine di Boston (Usa), che ha trattato il combattimento del karate nello stile shotokan da un punto di vista neuroendocrino, considerandone le basi adattative e edoniche.

Marzia Dellepiane, medico federale Fikta e specializzanda presso la clinica psichiatrica dell'Università degli Studi di Genova, ha preso in esame gli aspetti personologici e psicoemozionali di alcuni praticanti il karate tradizionale, valutati attraverso la somministrazione di test specifici.

Carmine Grimaldi, maestro di karate e medico psicoterapeuta, ha delineato i profili delle diversità culturali e psicologiche tra due diverse filosofie di pratica del karate, quello tradizionale e quello sportivo.

Luciano Puricelli, maestro di karate e profondo conoscitore delle filosofie strettamente correlate alle arti marziali orientali, è riuscito in modo quasi poetico a rendere fruibili per tutta la platea i propri convincimenti sul taiji quan e la cultura del qi, da considerare come via di perfezionamento in una logica rieducativa fisico-spirituale.

Gian Piero Grassi, già professore a contratto presso l'Isef della Lombardia e attualmente formatore dei quadri tecnici di varie federazioni sportive del Coni, ha sviluppato gli aspetti riguardanti la percezione spaziale e temporale nell'apprendimento delle tecniche e nella pratica delle arti marziali, fornendo un quadro sintetico e chiaro di tali problematiche e definendo quali siano gli approcci didattici più consoni nel perseguire non solo alti livelli di prestazione, ma anche un adeguato sviluppo educativo del soggetto in giovane età. Luca Eid, professore a contratto di Teoria e metodologia del movimento presso l'Università degli Studi di Milano ed esperto nelle problematiche riguardanti l'approccio formativo nel soggetto diversamente abile, ha fornito semplici ma irrinunciabili linee guida per la didattica delle arti marziali nei soggetti non vedenti e ipovedenti.

Chiarella Sforza, professore ordinario di Anatomia umana e direttore del Lafal, ha aperto i lavori della terza e ultima sessione ("Dalla ricerca scientifica alla prestazione agonistica"), presieduta da Michel Calmet e da Luciano Puricelli. In questa relazione, è stato possibile conoscere dettagliatamente il metodo utilizzato presso il Lafal per l'analisi morfologica del gesto tecnico nel karate tradizionale. Nel corso degli anni, la strumentazione optoelettronica del laboratorio e i programmi software appositamente predisposti hanno permesso di studiare diversi aspetti della prestazione nel karate tradizionale: la ripetibilità di alcune tecniche fondamentali isolate (pugni, calci) in karateka di diverso livello prestativo; la simmetria del movimento in sequenze tratte da kata; l'effetto dell' allenamento mentale o della fatica sulla ripetibilità dei gesti; la capacità di una squadra di tre atleti di eseguire in modo sincrono sequenze tratte da kata complessi.

Roberto Villani, professore a contratto di Discipline di combattimento presso il corso di laurea in Scienze motorie dell'Università di Cassino, ha presentato i risultati ottenuti attraverso l'elaborazione e l'utilizzo di una batteria di test specifici per la ricerca del talento nella pratica del karate, basata sull'analisi della rapidità di azione nell'esecuzione di tecniche di calcio e di pugno.

L'ingegner Marco Casini, ricercatore presso l'Università degli Studi di Siena, ha presentato i dati raccolti attraverso l'apparecchiatura Ergomak (coperta da brevetto pendente SI2004U000001), corredando la propria esposizione con informazioni tecniche dettagliate sulla nuova strumentazione.Questa permette di analizzare con notevole precisione le variabili dinamiche di un colpo di karate prima, durante e dopo l'impatto, consentendo la raccolta di informazioni particolarmente importanti nel riassumere le caratteristiche tecniche di un praticante.

Bernardo Contarelli, maestro di karate e figura di primo piano dell'Istituto Shotokan Italia e della FIKTA, ha concluso i lavori del Simposio rimarcando l'importante ruolo che le istituzioni alle quali egli stesso afferisce rivestono nel sostegno della ricerca scientifica applicata alle arti marziali, in generale, e al karate, in particolare. La ricerca scientifica, troppo spesso considerata in ambiente "sportivo" in antitesi con la pratica dello sport stesso, rappresenta un importante supporto per il maestro, l'istruttore, l' allenatore. Attraverso un adeguato scambio di competenze, fra ricercatori da un lato e tecnici dall'altro, è possibile approfondire le conoscenze comuni, creare nuovi "saperi", incrementare lo spessore culturale di tutti i praticanti. Costringere le arti marziali orientali in un contesto esclusivamente sportivo è fare cosa riduttiva. Si tratta, in realtà, di discipline che superano l'ambito del!'esercizio fisico e che investono una sfera, quella della ragione, della cognizione, della ricerca, considerata fra le più alte espressioni dell'animo umano.

Questo Simposio, al quale hanno partecipato numerosi studenti universitari per arricchire il proprio curriculum, e che è valso agli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano come corso elettivo per l'assegnazione di crediti formativi universitari, è stato espressione della volontà dell'l.S.I. e della FIKTA di sostenere e promuovere la ricerca scientifica applicata allo sport. Un ampio dibattito, ricco di spunti interlocutori, d'idee, di domande e di progetti è scaturito nell'ambito del congresso, arricchito da una nutrita sessione poster e da visite guidate al LAFAL dove i congressisti hanno potuto osservare direttamente le metodiche di analisi del movimento sviluppate nel laboratorio, attraverso strumentazioni tecnologiche di ultima generazione. Organizzare un convegno di tale portata non è stato certamente semplicissimo, ma ha rappresentato un'ulteriore prova di coraggio del karate tradizionale. Il presidente Gabriele Achilli, insieme ai suoi validi collaboratori, nulla ha lasciato al caso, come sempre, ben sapendo che la posta in gioco era altissima, molto più che una medaglia, bensì la costruzione di solide basi per un futuro ricco di soddisfazioni: fra queste la prossima edizione del Simposio nel 2007. Come si dice, la tradizione continua...

Michela Turci

Facoltà di Medicina e Chirurgia - Cdl in Fisioterapia
Dipartimento di Morfologia Umana - Università degli Studi - Milano